top of page
Dr Facci solo testo white.png

METODOLOGIA D'INTERVENTO

a wald.jpg

«Se vuoi vedere, impara ad agire» 

Von Foerster, H.)   

Abraham Wald, statistico e matematico ungherese, durante la seconda guerra mondiale fece uno studio sulle blindature degli aerei. Le forze britanniche e americane erano preoccupate perchè molti dei loro velivoli erano stati abbattuti.

 

Bisognava rinforzare le blindature, ma nessuno sapeva bene dove applicare i rinforzi.

Wald fece un segno su ogni foro di proiettile sugli aerei che avevano fatto ritorno dalla battaglia. 

Scoprì che in due sezioni della fusoliera  - una tra le ali  e l’altra tra le code – c’erano molti meno fori.

                                                                                             

Dove rinforzereste voi le blindature degli aereoplani da guerra?

 

Ecco ciò che fece il nostro matematico:

 

Decise di mettere i rinforzi proprio lì dove c’erano meno fori e non dove ce n’erano di più.

Perchè?

Perchè era ragionevole pensare che gli aerei venissero colpiti in maniera del tutto casuale. Gli aerei che aveva visto NON erano stati abbattuti! Quindi erano i buchi che non aveva visto – ovvero quelli sugli aerei che non erano tornati – ad avere più bisogno di protezione¹.

 

Siate sinceri: avreste fatto lo stesso anche voi o vi sareste limitati a tappare i buchi e rinforzare le parti colpite dalle pallottole?

 

La cosa che balza immediatamente agli occhi è che, di fronte quel problema, viene applicata una soluzione all’apparenza strana, assurda.

Si tratta di un caso, o ci fa capire che esistono metodi di analisi dei problemi e tecniche di intervento che seguono logiche che conosciamo ben poco, ma che una volta applicate potrebbero fare la differenza?

 

La cosa sorprendente che emerge è che, a prescindere dal contesto, tendiamo ad applicare sempre le stesse soluzioni anche quando si rivelano completamente inefficaci.

 

Spesso il nostro modo di pensare è: «non ho fatto abbastanza, devo fare di più!», giungendo addirittura a complicare le cose anzichè risolverle.

 

La rigida perseveranza nella posizione assunta e nelle azioni che ne conseguono mantiene il problema.

In questa logica, le soluzioni che adottiamo addirittura mantengono e alimentano il problema, anzichè eliminarlo.

Citando Oscar Wilde: «E’ con le migliori intenzioni che si producono gli effetti peggiori».

Cosa possiamo fare allora, di fronte alle nostre difficoltà?

 

La logica del senso comune ci insegna che per cambiare l’atteggiamento problematico di una persona si debba prima di tutto cambiare il suo modo di pensare.

E’ proprio vero?

Come afferma Jill Bolte Taylor, neuroscienziata ad Harvard, è un errore pensare che noi esseri umani siamo creature pensanti che sentono, perchè biologicamente siamo creature sensibili che pensano².

Come processori di informazioni, la nostra capacità di elaborare i dati relativi al mondo esterno inizia a livello della percezione sensoriale. I nostri recettori sono continuamente attivi, ricevono e trasmettono informazioni che, solo in un secondo momento, vengono trasmesse alla corteccia per essere elaborate.

Da una prospettiva strategica il cambiamento va prima di tutto “agito”.

Agire per acquisire una nuova consapevolezza, un nuovo modo di pensare e non viceversa.

                       

                                                   Prima AZIONE   Poi COGNIZIONE

 

«Se riusciamo a motivarvi ad intraprendere un’azione, di per se stessa sempre possibile, ma che voi, per qualche motivo (paura, frustrazione, dolore, sofferenza) non siete ancora in grado di compiere (sebbene lo desideriate con tutte le vostre forze), allora tramite la stessa realizzazione di questa azione esperirete qualcosa che mai nessuna spiegazione avrebbe potuto indurvi a vedere ed esperire⁴».

 

Ecco il motivo dell’imperativo categorico di Heinz von Foerster: «se vuoi vedere impara ad agire».

 

 

 

 

NOTE

 

  1. Sutton I. R. (2002), Idee strampalate che funzionano, Elliot Edizioni S.r.l., Roma 2008

  2. Bolte T. J. (2006), La scoperta del giardino della mente, Mondadori, Milano 2009

  3. Nardone, G. (1998), Psicosoluzioni, RCS Libri S.p.a., Milano 1998

  4. Nardone, G., Watzlawick, P. (1990), L’arte del cambiamento, Ponte alle Grazie, Milano 2005

bottom of page